Ciascuno di noi ha i propri piccoli, grandi “buchi”. Non siamo marmo levigato, ma superfici porose e irregolari, scalfite e lavorate, ammaccate e perforate. Abbiamo punti in cui la nostra compattezza cede, si apre, a volte si squarcia, rivelando zone interne oscure, sensibili, buie.

Nel libro di Anna Llenas, “IL BUCO”, si racconta di Giulia, una bambina che un giorno si accorge di avere un buco enorme, situato proprio al centro della sua pancia. Inizialmente ne è molto spaventata, per questo cerca affannosamente di riempirlo, chiuderlo, tapparlo, cancellarlo, senza mai riuscire definitivamente a liberarsene. 

Ma cosa sono questi buchi, di cosa sono fatti, perché fanno così paura?

I buchi son mancanze, fosse, avvallamenti che fanno perdere stabilità e aderenza: improvvisamente inciampiamo, ci finiamo dentro, trovandoci a rotolare nelle nostre insufficienze ed incapacità.
I buchi son ferite, lacerazioni, strappi. Nascono da qualcosa che appuntito ci colpisce, fa male e lascia il segno. Una cicatrice che se poi viene sfiorata si fa ancora sentire; lascia punti scoperti, fragili e dolenti.
I buchi son crateri, bocche che si spalancano e possono inghiottire, risucchiarci nelle profondità di noi stessi, dove regna la confusione del magma.
I buchi a volte sono “VUOTO”, luoghi dove non c’è nulla, solo l’angoscia che rimbomba mentre sbattendo crea il suo eco.

Ma altre volte i buchi son rifugi, nicchie protette e riparate dove acciambellarsi per riposarsi un po’.
I buchi son cavità, dimore, solchi: la terra, il nido, il grembo. In essi si deposita il seme, da cui poi nasce la vita.
I buchi sono fori, punti di scambio che consentono un passaggio: da fuori a dentro, da dentro a fuori. Sono i pori della pelle che fanno traspirare, per non accumulare, ristagnare, esplodere. Grazie ad essi si può lasciar andare, grazie ad essi si può invitare a entrare.
I buchi sono varchi, porte che aprono, finestre che si affacciano. A volte è solo attraverso i buchi che si può guardare dentro, a volte è solo attraverso i buchi che si può vedere oltre.

È così che nel libro “Il Buco”, Giulia compie un viaggio all’interno di se stessa attraverso il proprio buco, incontrando mostri e ombre ma anche parole, colori e melodie. Si accorge che anche le altre persone si portano dentro mondi ricchi e sorprendenti, esplorabili attraverso i loro buchi.
Alla fine del suo viaggio la bambina si accorge che… “… il suo buco era diventato sempre più piccolo, ma per fortuna non sarebbe mai scomparso”.

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