Come impronte nella notte. Gli agiti e il loro significato.

Capita a tutti di “fare qualcosa” in modo impulsivo, poco controllato, magari apparentemente insensato.

Ritardare ad un appuntamento importante senza un preciso motivo, esagerare con toni o parole durante una discussione, dire qualcosa di inopportuno accorgendosene “a cose fatte”, fare acquisti inutili o eccessivamente dispendiosi, scagliare un oggetto prezioso, romperne uno importante, mangiare troppo senza essere mossi da una vera e propria fame…

Azioni automatiche, che ci “troviamo improvvisamente tra i piedi” senza capire bene come siano arrivate fin lì. Non sembrano aver ricevuto spinta da un progetto pensato, ma piuttosto essere sgorgate da una parte oscura di noi stessi, con cui non abbiamo confidenza né dialogo.

Gli agiti in adolescenza. In adolescenza questa modalità “agita”, che passa attraverso il corpo, il gesto, il comportamento, si ritrova con particolare frequenza e facilità. È questa un’età in cui i contenuti interni (pulsioni, emozioni, affetti, tensioni) sono a tratti così confusi, contraddittori ed angoscianti che non riescono ad essere tenuti dentro ad uno spazio mentale e devono essere urgentemente espulsi, allontanati da sé. Una matassa di stati psichici aggrovigliati ed incastrati preme e brucia dentro, rischiando di deflagrare ed esplodere. Non trova una forma per poter essere pensata, non trova parole per poter essere spiegata. Resta lì a premere e a spingere, in un ingorgo ingombrante e intollerabile. E poi d’improvviso fuoriesce, a volte violenta, a volte scomposta, sicuramente sempre molto intensa. Assume le sembianze di un atto, più o meno estremo, che sta al posto di un racconto: più simile ad un urlo che a un discorso, più vicino ad uno sputo che ad una parola. Ciò che si era incagliato dentro e non poteva più essere tenuto viene rapidamente buttato fuori, come un boccone indigesto che non si può sminuzzare ed assorbire ma solo vomitare ed evacuare. 

Gli agiti sono tracce. Lasciare in giro per casa qualcosa che doveva restare segreto, provocarsi tagli, ferite, lesioni o bruciature, immergersi senza sosta in una serie TV dimenticando l’interrogazione del giorno dopo, bere troppo durante il week end, scappare davanti al cancello della scuola, postare foto provocatorie o compromettenti.

Ecco come angosce e conflitti non maneggiabili trovano una possibile via espressiva, che prende inesorabilmente il posto di pensieri e parole.

Ma a questo punto l’agito non è più solo un’azione senza senso come poteva apparire al primo sguardo. È piuttosto un segno, una traccia, una “fuoriuscita involontaria di materiale psichico” che ci dice qualcosa sul mondo interno della persona che lo mette in atto. Ci vuole un osservatore attento ed interessato per ricercare il legame tra questa traccia ed il suo significato, per ricollegare l’esterno con ciò che sta dentro.

Come nel gioco enigmistico in cui si uniscono i puntini, si dovranno tracciare linee per collegare i diversi segni, così da comporre una forma che ha un significato.

Orme nella notte. Mi viene in mente la breve storia riportata da K. Blixen ne “La mia Africa”, in cui si narra di un uomo che, udendo un rumore nella notte, esce dalla sua casetta tonda per rintracciarne la provenienza. Si muove al buio nel suo giardino, senza idee né direzione, inciampando e cadendo ripetutamente prima di individuare la causa del fragore e poter così tornare finalmente nel suo letto. Solo la mattina dopo, affacciandosi alla finestra, si accorge che con le orme tracciate dai suoi caotici passi notturni, aveva involontariamente creato la sagoma di una cicogna!

Il singolo passo sembra casuale, insensato, sconclusionato. Ma grazie al tempo, alla luce del giorno e ad uno “sguardo dall’alto”, si riescono a cogliere i collegamenti e ricreare un legame tra il segno e il suo significato.

Allo stesso modo nel lavoro terapeutico con gli adolescenti si prova a “salire al primo piano e affacciarsi alla finestra” per restituire senso ad una comunicazione che apparentemente non ne ha, ma che in realtà parla del mondo interno e delle sue vicissitudini.

E così…

… Dietro al ripetersi di incontri sessuali fugaci ed instabili, ci può essere la paura di ritrovarsi bisognosi e dipendenti all’interno di un legame profondo.

Dietro all’impulso di provocarsi tagli e ferite può nascondersi il bisogno di sentire un corpo che esiste e resiste, che possiede forza e consistenza.

Dietro a blocchi e fallimenti scolastici o sportivi si può celare la fatica di trovare nuove strade per parti di sé ancora in costruzione.

Dietro drastiche diete ci può essere il tentativo di riappropriarsi di un corpo che cresce, cambiando forme e proporzioni.

Dietro all’abuso di alcol e sostanze si può trovare la necessità di mettere a tacere dolori ed inquietudini che rimbombano dentro…

È così che dall’orma si passa alla forma, e a partire dal segno si ricostruisce il disegno.

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