Autostima: tra Grimilde e Biancaneve

Ammirami

Mondo sfavillante: denti bianchissimi, sorrisi ammiccanti! Scattare una foto (con filtro Bellezza) al cocktail, al tacco, alla moto… postarla all’istante.  Andare in un posto non tanto per andarci quanto per mostrare di esserci andati; fare una fotografia non per tenere memoria ma per essere visti.
Perché tutto questo bisogno di ammirazione?
Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella (la più vista, la più “popolare”) del reame?

Un problema di autostima

In un’epoca in cui si sente continuamente parlare di autostima e di quanto sia importante averne cura e farla crescere, mi interrogo sugli intrecci tra la stima di sé, appunto, e questo continuo ribadire la propria immagine. Tra la fiducia in se stessi e l’esigenza di ottenere dal mondo, usato come specchio, una continua e immediata gratificazione.
Quali siano gli intrecci tra la stima di sé e un narcisismo autoreferenziale dilagante ed eccessivo.

L’immagine narcisistica

“Devo imparare a concentrami su di me”: va benissimo, ma che cosa significa? Certo che ci sei TU e che quel TU è imprescindibile. Davvero, però, possiamo nutrire la nostra autostima ripiegandoci su noi stessi e gonfiando artificialmente, come fosse un palloncino, il nostro ego?
È nella nostra immagine narcisistica che possiamo trovare il nostro valore? Non è troppo piatta quell’immagine, così apparentemente appagata da sé, così priva di desiderio?

La solitudine della Regina

Più la alimentiamo e più, mi sembra, diventa ingombrante e vuota. “Specchio specchio delle mie brame…” Quanto sola e fredda e disperata era Grimilde, davanti allo specchio…
Non credo proprio avesse un buon livello di base di autostima, la nostra regina: basti pensare a quanto non sapesse tollerare il rifiuto, la frustrazione, il fallimento. Proprio per questo si rivolgeva allo specchio: per tentare di gonfiare il palloncino.
Non sapeva, Grimilde, di aver bisogno di uno sguardo diverso, pieno di passione e di curiosità nei suoi confronti. Uno sguardo vivificante.

Chi c’è nel bosco?

Se uscissimo dal castello e ci inoltrassimo nel bosco? Se smettessimo di chiedere agli altri di esistere solo per rispecchiare la nostra immagine vuota e provassimo invece a contattare la vita? Magari, come Biancaneve, incontreremmo gli animali, i nani e i principi.
E nel rapporto con loro incontreremmo anche noi stessi: nei loro occhi sì, ci potremmo finalmente rispecchiare. Potremmo trovare qualche parte di noi inaspettata che solo la relazione può far affiorare. All’autostima serve la relazione.
Andiamo coraggiosamente per boschi, dimensioni perturbanti e vivificanti: ne abbiamo mille fuori di casa, ne abbiamo mille dentro di noi.

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